Galoppando sull'Acqua: Il Teatro Equestre Illumina la Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024

Alle Olimpiadi 2024 una performance di Teatro Equestre sulla Senna, e molto altro Un cavallo meccanico, con in sella un cavaliere misterioso, si è reso protagonista di una lunga galoppata sull’acqua nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024. Un’immagine di grande effetto, con tante citazioni e che rimanda in realtà a significati profondissimi. Li racconta Rodolfo Lorenzini, ippologo, story teller e regista di spettacoli equestri secondo il quale il cavallo è un mediatore culturale straordinario, scelto non a caso come simbolo del messaggio universale delle Olimpiadi. 

Per lei che si occupa da molti anni di promuovere la valenza culturale del cavallo sarà stato bello vedere affidata anche a lui la bandiera delle Olimpiadi 2024. Cosa pensa di quella parte della cerimonia inaugurale? Direi che nella sua semplicità si è trattato di una potente performance di teatro equestre che, per tutta la serie di elementi creativi che contiene,  considero positivamente. Lo spettacolo equestre in Francia è riconosciuto tra le arti performative, e ritengo che il suo utilizzo nella cerimonia inaugurale sia stato soprattutto coerente e paritario con tutte le altre rappresentazioni, ed un riconoscimento ai valori che può trasmettere. In sé la narrativa ha uno story telling costruito attentamente dal punto di vista dei valori che vuole rappresentare, stando molto attenti a non toccare nessun elemento divisivo. Anzi proprio per questo lo definirei uno spettacolo altamente inclusivo di messaggi più o meno palesi e sottesi, in cui chiunque può riconoscersi come vuole. Considerando che non è un’opera meramente figurativa, ma creativa ed artistica, direi che ha un valore culturale importante. 


Ci può spiegare gli elementi principali che si debbono considerare in questa scena? Innanzi tutto il cavallo, poco importa se vivo o meccanico. Un animale simbolo della perfezione del movimento secondo i Greci e l’Arte Classica, con un forte impatto emotivo universalmente riconosciuto. Un animale portatore di valori positivi, che ritmicamente avanza, ineluttabile come il tempo, compiendo, come ha fatto per tutta la storia dell’umanità, la sua missione. In questo caso, fondamentale e cruciale, quella di portare alla Tour Eiffel la bandiera delle Olimpiadi. E questa, dopo il rimando all’Arte Classica, è la seconda citazione nella performance, perché nelle prime Olimpiadi il cavallo era un protagonista assoluto come atleta. Il cavallo porta un messaggio di continuità con i primi giochi olimpici. Ma la scelta del cavallo vessillifero non è del tutto nuova per le Olimpiadi: era già stata utilizzata in modo figurativo in altre occasioni. 



Ma l’immagine del cavallo non è legata solo alla cultura occidentale… Certo, questo è un concetto fondamentale. Dal punto di vista scenico e per opportunità di collocamento culturale si è deciso di associarlo ad un mito pagano, Sequana, divinità celtica delle acque, mai raffigurata prima di ora a cavallo, ma sempre in barca e vestita di una lunga veste. Ed ecco che cavallo e cavaliere diventano un concept creativo, un fantasy. Non dimentichiamo che per l’Islam il cavallo è un dono di Dio, come ricorda la sura 100 del Corano e per i cristiani è sinonimo di cavalieri, cavalleria, crociati, guerre sante, miracoli a sfondo bellico. Insomma era necessario stare molto attenti al contesto culturale di riferimento: il mondo guardava e bisognava trovare un simbolo il più possibile inclusivo. 


Il cavallo meccanico che galoppa sulla Senna ad un certo punto tocca terra e diventa reale. Perché? Nell’uscita dalle acque la rappresentazione esce dal mito e dalla storia e si trasforma in realtà. Il cavallo meccanico diventa un vero cavallo bianco, simbolo di energia, purezza, vittoria e coraggio, con in sella una donna vestita di un’armatura ispirata alle armature quattrocentesche. Mi sembra che il riferimento alla Patrona di Francia, Santa Giovanna d’Arco sia più che evidente, seppur con un copricapo che sembra mutuato da Star Wars. Un’altra citazione in nome dell’inclusività o un riferimento alle radici profonde della Francia? Chissà. Ma quello che conta è che i giochi sono aperti, e non solo quelli olimpici. E che il cavallo continua dopo migliaia di anni ad affascinare ed unire l’umanità. 


C’è un messaggio che va oltre quello che abbiamo visto? Bisogna avere un approccio etico e solidale al problema dell’uso dei cavalli, sia nello sport, che nello spettacolo o in qualsiasi altra attività. Lo spettacolo, in particolare quello che abbiamo visto a Parigi, ci insegna che non conta dimostrare quanto l’uomo sia capace di ottenere dal cavallo con l’addestramento, ma piuttosto conta quanto il cavallo, anche un semplice cavallo d’acciaio, sia in grado di trasmettere messaggi universali. E’ l’uomo che deve essere capace di comprenderlo, valorizzarlo e rispettarlo.